Cos’è la Mediazione Familiare?
La mediazione familiare è un percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla separazione, al divorzio, al termine di una relazione. Il mediatore familiare si adopera affinché i genitori riattivino la comunicazione e raggiungano in prima persona accordi direttamente negoziati, rispetto a bisogni e interessi da loro stessi definiti, con particolare attenzione ai figli, per agevolare il mantenimento e l’esercizio della comune responsabilità genitoriale.
Il mediatore è neutrale, imparziale, indipendente, è tenuto al segreto professionale, rispetta i principi di buona fede, dell’affidamento, della correttezza ed esercita la propria attività con rigore e trasparenza
Il ruolo del mediatore è di facilitare il dialogo e di ristabilirlo in un’ottica collaborativa del ruolo genitoriale che la coppia mantiene in presenza di figli.
Cosa si intende per mediazione penale?
Per mediazione penale si intende la gestione del conflitto derivante dal reato nonché di quello che può aver dato luogo al reato stesso, tra vittima e autore del fatto.
È quel procedimento in cui “la vittima e il reo, e ogni altro individuo o membro della comunità leso da un reato, partecipano insieme attivamente alla risoluzione delle questioni sorte dal reato, generalmente con l’aiuto di un facilitatore terzo indipendente (mediatore)”
La mediazione penale è volontaria e permette alla vittima e al reo, se vi consentono liberamente, di partecipare attivamente, alla soluzione delle difficoltà derivanti dal reato.
La mediazione penale è uno strumento importante di giustizia riparativa da tempo utilizzata nel processo minorile viene introdotta nel sistema penale con la Riforma Cartabia legge n.134 del 27/09/2021 (Delega al Governo per l’efficienza del Processo Penale).
Cos’è la Giustizia Riparativa?
Per giustizia riparativa si intende “superare la logica del castigo”, muovendosi da una lettura relazionale del fenomeno criminoso, inteso primariamente come un conflitto che provoca la rottura di aspettative sociali simbolicamente condivise.
Il reato non deve più essere considerato soltanto un illecito commesso contro la società, o un comportamento che incrina l’ordine costituito – e che richiede una pena da espiare – bensì come una condotta intrinsecamente dannosa e offensiva, che può provocare alle vittime privazioni, sofferenze, dolore e persino la morte e che richiede, da parte del reo, principalmente l’attivazione di forme di riparazione del danno provocato.
La Direttiva 2012/29/UE – contenente norme minime in materie di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato – sottolinea il fatto che “il reato non è solo un torto alla società ma anche una violazione dei diritti individuali delle vittime”.
Le questioni fondamentali per la giustizia riparativa, dunque, non sono più (o non più soltanto) “chi merita di essere punito” e “con quali sanzioni”, bensì “chi soffre” e “cosa può essere fatto per riparare il danno” laddove riparare non significa riduttivamente controbilanciare in termini economici il danno cagionato.
Giustizia riparativa e tutela delle vittime
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